Anche se nel territorio del comune non mancano reperti archeologici preistorici, come un frammento di ascia in pietra verde levigata, che potrebbero risalire all’età neolitica, l’abitato di Landriano ebbe probabilmente origine in epoca romana (I secolo a.C.) con diversi ritrovamenti (monete, sepolture, pozzi in mattoni ecc.) confermando che già a quei tempi esistevano piccoli insediamenti di coloni lungo le rive del fiume Lambro Meridionale, allora molto importante per la navigazione ed il commercio fluviale tra Milano e il Po.
Anche il nome del paese, tipicamente romano, conserva l’appellativo personale latino “Adrianum”, evidentemente il nome dell’originario proprietario del fondo. Del resto, l’importanza assunta da questa zona, specie in epoca tardo antica, trova riscontro nelle più remote tradizioni della chiesa ambrosiana, secondo le quali un importante personaggio locale, San Glicerio, occupò la sede arcivescovile milanese nel V secolo.
Circa in quello stesso periodo, un nucleo di genti barbariche, più precisamente Ostrogote, si affiancò agli insediamenti romani. La loro presenza è attestata dal ritrovamento, avvenuto nel 1897, in riva al Lambro, di un prezioso tesoro comprendente alcuni gioielli del VI secolo, tra cui una splendida fibbia di cintura con teste d’aquila, in oro e gemme di almandino rosso, considerata come uno dei più noti e significativi esempi di arte barbarica.
L’insediamento in questione sorse probabilmente come posto di blocco militare lungo il fiume, ai tempi dell’assedio di Milano, durante la guerra tra Goti e Bizantini (538-539). Alla successiva età longobarda (VII secolo) appartengono alcune rarissime monete d’oro, rinvenute sempre in riva al fiume, mentre all’epoca dei Franchi risale il più antico documento scritto relativo al paese (anno 842).
Trovandosi in una zona confine, contesa tra Milano e Pavia, Landriano nel Medioevo ebbe a subire frequenti devastazioni e saccheggi da parte dei Pavesi e degli imperatori, loro alleati. In particolare, sappiamo che il castello venne attaccato e distrutto una prima volta, nel 1037, dall’imperatore Corrado il Salico e in seguito, per ben due volte, da Federico Barbarossa, che tuttavia poi lo fece ricostruire e lo scelse come propria residenza ai tempi della distruzione di Milano (1162).
I capitani di Landriano, feudatari del paese dal secolo XI, seppero comunque restare sempre fedeli alleati di Milano, tanto che, dopo la sconfitta subita dal Barbarossa a Legnano, fu proprio uno di loro, Guido Landriani, a firmare la pace di Costanza con l’imperatore per conto dei milanesi (1183).
Altri danni ancora il paese ed il castello subirono nel 1239, con il passaggio di Federico II di Svevia e di nuovo, nel 1313, per un attacco dei Pavesi. Anche nei secoli successivi Landriano vide spesso la presenza di personaggi storici illustri, come Francesco Sforza, che vi pose il campo nel 1449, ospite del condottiero Antonio Landriani, e perfino il re di Francia Francesco I, che vi transitò nel 1515 con le sue truppe, diretto a Melegnano, ove avvenne la famosa “Battaglia dei Giganti”.
Ancora nel giugno del 1529, presso Landriano, dove era accampato, l’esercito francese venne attaccato di sorpresa ed annientato dagli spagnoli di Antonio De Leyva. La battaglia di Landriano sancì la definitiva supremazia spagnola in Italia nei secoli successivi. Nel 1536, a seguito della fine degli Sforza, cui erano strettamente legati, i Landriani persero la giurisdizione sul paese, che passò ai Taverna, fedeli funzionari dei nuovi dominatori spagnoli.
A Francesco Taverna, cancelliere imperiale e primo conte di Landriano, risale l’attuale aspetto del castello, trasformato in una maestosa ed elegante residenza di campagna (all’interno rimangono molti saloni affrescati con grottesche e soggetti mitologici). Per le vicende a noi più vicine nel tempo, basterà qui ricordare la partecipazione dei patrioti di Landriano alle Cinque giornate di Milano (marzo 1848). Ricordata anche da Carlo Cattaneo, e la presenza di un garibaldino landrianese, Daniele Ricotti (1837-1899), alla spedizione dei mille (1860).
La chiesa parrocchiale di San Vittore, di stile gotico lombardo, fu edificata nel 1392 sul luogo di un edificio più antico, risalente almeno al 1122. L’interno è diviso in tre navate da colonne cilindriche che sorreggono volte a crociera costolonate, le cui chiavi di volta recano medaglioni di terracotta con figure a bassorilievo. L’Altar Maggiore, settecentesco, è in marmi policromi. Degni di nota anche l’abside rettangolare (al di sopra della quale si innalza il campanile), la sagrestia con gli arredi lignei, l’organo costruito dal Prestinari e soprattutto due notevoli affreschi, datati 1485, uno dei quali firmato dal pittore Ambrogio Bevilacqua.
La chiesa di San Quirico, altrettanto antica, fu ricostruita nella seconda metà del 1400 su iniziativa del cardinale Gerardo Landriani, eminente figura di umanista e Nunzio Apostolico presso le corti europee del tempo. Fu parrocchia autonoma fino al 1815 e venne poi completamente restaurata all’inizio di questo secolo.
Vanno infine ricordati l’oratorio S. Rocco (all’interno della cascina Pasqué), costruito ai tempi delle epidemie di peste che colpirono il paese nel XV-XVI secolo e la chiesa di Santa Maria delle Grazie. Quest’ultima, demolita nel 1858, sorgeva tra l’attuale “castelletto delle Grazie” e l’asilo delle suore della Carità. Era stata fondata nel 1485 dai nobili Landriani, quando i frati domenicani del convento di Santa Maria delle Grazie di Milano, si trasferirono provvisoriamente a Landriano a causa di un’epidemia di peste che aveva colpito la città. Vi era annesso un piccolo convento che ospitò il novelliere Matteo Bandello anch’egli frate predicatore ed amico di famiglia dei Landriani.